lunedì 4 giugno 2012

'Italia, come stai?': ritmica, è ancora sport?; Seppi verso i top15



Partiamo dalla nuda cronaca. La nazionale italiana di ginnastica ritmica ha vinto le ultime tre edizioni consecutive dei Campionati del Mondo (2009-2010-2011), dato che sottolinea inequivocabilmente come le Farfalle d'Oro abbiano monopolizzato l'intero quadriennio olimpico, rivelandosi sempre e meritatamente superiori alla concorrenza. L'impressione condivisa era che le giurie avessero incominciato finalmente a premiare lealmente le compagini più meritevoli, tanto che la cocente delusione delle Olimpiadi di Pechino 2008 (quando l'Italia, seconda forza alla vigilia ed artefice di due ottimi esercizi, fu addirittura estromessa dal podio, sul quale salì invece la Cina padrona di casa che sino ad allora non si era mai vista in questa disciplina...) sembrava finalmente alle spalle.
A due mesi dai Giochi di Londra, tuttavia, si addensano nuove ed inquietanti nubi sulla ginnastica ritmica italiana. In tal senso è emblematico il responso dei Campionati Europei di Nižnij Novgorod, dove le padrone di casa della Russia hanno trionfato davanti alla Bielorussia ed all'Italia. Il dato che fa più riflettere, tuttavia, è il distacco delle azzurre dalle vincitrici, superiore ai 2 punti, una vera e propria enormità in questo sport. E dire che la selezione tricolore ha eseguito i due esercizi in programma (Cinque Palle-Nastri e Cerchi) con la consueta maestria, realizzando delle combinazioni complesse e fuori portata per le rivali. Russia e Bielorussia, invece, si sono limitate a presentare dei programmi privi di particolari difficoltà tecniche, eppure, a detta dei giudici, di un altro pianeta rispetto all'Italia.
La nazionale del Bel Paese, inoltre, si è vista persino impensierire da Bulgaria e Spagna nella corsa alla medaglia di bronzo, due compagini oggettivamente distanti anni luce dalla realtà italica.
Insomma, gli Europei russi suonano come una sorta di avvertimento per Santoni e compagne che potremmo immaginare così composto: "Vi abbiamo fatto vincere per tre anni, ma alle Olimpiadi potrete accontentarvi al massimo di un terzo posto". A questo punto la domande inevitabile e scontata è la seguente: questo è sport? Possibile che ogni volta il podio olimpico della ginnastica ritmica debba essere stabilito a priori? E, cosa ancor più grave, possibile che il Cio e gli organi internazionali non facciano nulla per rendere più credibile una specialità che a questo punto rischia di diventare una competizione di pura facciata? Se questa è la ginnastica ritmica, allora è giusto che, a partire da Rio de Janeiro 2016, venga esclusa dalle Olimpiadi. In qualsiasi sport, per una questione di principio e rispetto, deve vincere chi si impegna maggiormente e possiede un talento superiore agli avversari. Se ciò non avviene, ma anzi a prevalere sono interessi politici o anche peggio, allora stiamo parlando di qualcosa che non è più sport e che, di conseguenza, non merita alcuna considerazione.

Ci sono sconfitte che passano alla storia. Nella categoria rientra anche il match perso dopo oltre 4 ore di battaglia da Andreas Seppi contro il numero 1 al mondo, il serbo Novak Djokovic.
L'Italia, finalmente, ha trovato anche in campo maschile un ottimo giocatore, che a 28 anni ha raggiunto la sua piena maturazione tecnica e mentale. L'altoatesino, infatti, dalla scorsa stagione riesce a sfoderare con significativa continuità un gioco solido e completo, avendo notevolmente migliorato il fondamentale del servizio e reso più incisivo il diritto. Andreas è un giocatore diverso anche di testa, con le paure del passato che hanno lasciato spazio ad una rinnovata consapevolezza dei propri mezzi e ad una gestione ottimale dei momenti più delicati degli incontri. E' bene sottolineare che Seppi ha perso la partita con il serbo per demeriti propri (qualche errore gratuito di troppo nel finale), il che la dice lunga sulla qualità di gioco espressa dal portacolori del Bel Paese, capace di tenere in scacco il migliore al mondo a suon di colpi vincenti e grazie ad una solidità impressionante da fondo campo.
Il Seppi ammirato a Parigi è un atleta in grado ormai di giocarsela ad armi pari o quasi con tutti i top10 del globo, dunque non è escluso che, continuando di questo passo, possa entrare presto tra i primi 15 del pianeta. L'altoatesino, inoltre, può rappresentare anche quell'elemento che il tennis nostrano attendeva da un decennio per ritornare a vivere giornate memorabili in Coppa Davis. Sì, grazie ad Andreas Seppi, l'Italia della racchetta è entrata in una nuova dimensione.
Della magnifica Sara Errani, infine, parleremo la prossima settimana, in quanto il suo Roland Garros è tutt'altro che finito.

Federico Militello

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