lunedì 16 aprile 2012

'Italia, come stai?': Gasparotto, Luna Rossa e Benedetti. E' super Italia!



Prima di iniziare l'approfondimento di un fine settimana che ha regalato all'Italia grandi gioie in svariati sport, vogliamo prima rivolgere un doveroso pensiero a Piermario Morosini, la cui scomparsa ha toccato profondamente tutti noi.

Il trionfo di Enrico Gasparotto all'Amstel Gold Race rappresenta il giusto premio per un movimento tricolore del pedale che in questa stagione è rifiorito grazie all'esplosione di diversi giovani rampanti (Ulissi, Felline, Moser e Battaglin, solo per fare qualche nome) ed alla nuova linfa di atleti ormai maturi, ma ancora in età per regalare alla propria nazione nuove imprese importanti.
Tra questi ultimi figura proprio il vincitore della classica olandese, che a 30 anni può finalmente entrare in una nuova dimensione. Ammettiamolo, nessuno avrebbe scommesso 1 euro sulla vittoria di Gasparotto. I favoriti erano altri: Sagan, Valverde, Gilbert, Rodriguez. Al limite tra gli italiani avremmo detto Cunego o Visconti. Il ciclista dell'Astana, tuttavia, ha conquistato una vittoria meritata grazie ad uno stato di forma invidiabile e, soprattutto, grazie ad una tattica di gara perfetta. Il veneto, dopo aver vinto un campionato italiano a soli 23 anni (nel 2005), ha vissuto una carriera dignitosa, ma di certo non eccezionale, in cui figurano come successi di maggior prestigio una tappa alla Tirreno-Adriatico nel 2010 ed il Giro di Romagna nel 2008. Nella grandi classiche, poi, non ha mai brillato, se non proprio all'Amstel, dove giunse terzo nel 2010. Insomma, il Cauberg sembra proprio una salita disegnata a pennello per Gasparotto e proprio su questo strappo di 800 metri si concluderà il Mondiale di metà settembre. Logico pensare, dunque, che nella rassegna iridata il nativo di Sacile sarà una delle migliori punte della selezione tricolore. 

Sarà anche stata pensata quasi esclusivamente per esigenze televisive, sarà anche difficile da digerire per i puristi di questa disciplina, sarà anche una competizione dai costi forse eccessivi. Eppure la Coppa America è sempre la Coppa America, anche se si tratta di regate di preparazione e fini a sé stesse. Napoli ha accolto l'evento con il solito e coinvolgente calore e lo spettacolo non è di certo mancato. Piace in particolare l'innovazione dei catamarani, scafi in grado di raggiungere velocità molto elevate e di regatare più vicino alla riva. Sul piano dei risultati, poi, non poteva iniziare meglio l'avventura di Luna Rossa, che si è aggiudicata la classifica finale davanti ai detentori del trofeo di Oracle. E' presto per fare delle previsioni, tuttavia, considerando gli equipaggi delle varie imbarcazioni e, soprattutto, i budget economici a disposizione, l'impressione è che nel 2013 la corsa alla Louis Vitton Cup possa essere proprio tra Luna Rossa, i kiwi di New Zeland e gli svedesi di Artemis, con possibile inserimento a sorpresa dei francesi di Energy Team. 
Luna Rossa, che tra un anno darà l'assalto per la quarta volta alla Coppa America, ha schierato due catamarani (Piranha e Pescespada), con il timoniere Chris Darper che attualmente pare fornire maggiori garanzie rispetto a Max Sirena. 

In vista delle Olimpiadi di Londra 2012, si sono messi in luce tre out-siders che potrebbero realmente puntare ad un podio nella rassegna a Cinque Cerchi in terra britannica. Si tratta del pentathleta Nicola Benedetti, del ciclista (mountain-bike) Marco Aurelio Fontana e del nuotatore Gregorio Paltrinieri. 

Singolare la situazione del pentathlon moderno italiano. Lo scorso anno conquistarono la qualificazione olimpica agli Europei Federico Giancamilli e Pierpaolo Petroni. Il pass, tuttavia, non è nominativo, dunque i tecnici posso scegliere liberamente i due atleti che rappresenteranno l'Italia a Londra. Questo inizio di stagione, tuttavia, ha visto prima Riccardo De Luca sul podio a Rio de Janeiro (terzo) e poi il trionfo di Benedetti a Budapest, alla prima vittoria in carriera. L'impressione è che se il 26enne emiliano riuscirà a limitare i danni nella scherma e nel nuoto, allora difficilmente potrà scappargli un podio di prestigio. Gli allenatori, dopo attente riflessioni, dovranno convocare i due pentathleti più in forma tra due mesi e, soprattutto, che offriranno maggiori garanzie per ambire ad un metallo prezioso. 

In un week-end trionfale per il Bel Paese, non si può dimenticare il duplice trionfo (singolare e doppio) di Sara Errani nel torneo Wta di Barcellona. La 24enne bolognese ha superato con strabiliante facilità due top20 come la tedesca Julia Georges e la slovacca Dominika Cibulkova, dimostrando di valere a breve un posto tra le prime 15 al mondo. Sulla terra rossa, inoltre, Sarita esprime un potenziale immenso, risultando solida (rarissimi gli errori gratuiti) ed in grado di giocarsela ad armi pari con chiunque: se migliorerà anche quello che rappresenta il suo punto debole, ovvero il servizio, allora potrebbero realmente aprirsi dinanzi a lei orizzonti infiniti. In coppia con Roberta Vinci, inoltre, la Errani forma un doppio sempre più coeso e che ha raggiunto una continuità di rendimento invidiabile, in grado senza dubbio di ambire ad un posto sul podio alle Olimpiadi di Londra 2012. Il prossimo fine settimana l'Italia affronterà a Praga la Repubblica Ceca nella semifinale di Fed Cup. In questo momento, Errani a parte, la squadra non sta attraversando di certo un periodo brillante. Tuttavia, seppur sfavorita, la selezione tricolore avrà comunque delle chances importanti da giocarsi. Forse la scelta migliore sarebbe quella di schierare Errani e Pennetta in singolare ed Errani-Vinci in doppio, concedendo un turno di riposo ad una Francesca Schiavone in crisi di fiducia e di risultati. 

Ed ora veniamo alle note dolenti. Del tennistavolo abbiamo già parlato (clicca qui per leggere l'approfondimento), ora è tempo di soffermarci sul sollevamento pesi. Alle Olimpiadi di Pechino 2008 parteciparono 4 pesisti azzurri (1 donna e 3 uomini), a Londra non ve ne sarà nessuno. 
Non tutto è da buttare, ma certamente diverse cose non hanno funzionato. In particolare desta scalpore la gestione di Genny Pagliaro, l'unico vero talento sfornato da questa disciplina in Italia nell'ultimo ventennio. La 24enne nissena a 18 anni strabiliava il mondo con prestazioni da fuoriclasse annunciata, presentandosi poi alle Olimpiadi cinesi con un personale di 194 kg, dunque tra le più serie candidate al podio. A Pechino, tuttavia, fu un flop completo (tre nulli nello strappo) e da allora qualcosa si è rotto. Certo, la siciliana ha dovuto affrontare e superare anche qualche infortunio di troppo, tuttavia i fatti dicono che non si è mai più avvicinata neppure lontanamente alle prestazioni di 4-5 anni fa. Un dato che deve far riflettere, considerando che un atleta, a 24 anni, dovrebbe essere nel pieno del suo vigore fisico. 
Pagliaro a parte, il resto della squadra femminile è poca cosa, mentre quella maschile ha mancato il pass olimpico per soli 4 punti. Della spedizione europea salviamo solo la prestazione del giovanissimo (classe 1995) Mirco Scarantino, nono e capace di migliorare il proprio primato personale proprio nella gara più importante dell'anno: una dimostrazione di carattere. Il talento pugliese è solo il primo di una serie di talenti che la Federazione sta svezzando a Roma, mettendo in pratica un progetto nel quale i giovani possono al tempo stesso studiare ed essere assistiti da tecnici di valore negli allenamenti. Certo, in questo momento dominare nel sollevamento pesi, a livello mondiale, appare un'impresa proibitiva, con le nazioni asiatiche e dell'Est Europa che possono contare su diversi atleti oggettivamente inarrivabili (e chissà se realmente candidi sportivamente parlando). E' doveroso, tuttavia, cercare di invertire la rotta da una situazione attuale che vede l'Italia recitare la parte della mesta e sventurata comparsa. 

Federico Militello



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