Due corse in una, come nell’ultima cronometro:
anche oggi il Giro di Svizzera,
giunto all’ultima giornata, ha ricalcato questo schema. Da un lato, la fuga di
giornata è composta dall’estone Tanel Kangert (Astana),
dal francese Jérémy Roy (Fdjeux), dal passsistone Brent Bookwalter (BMC) e dal
sempre presente Matteo Montaguti (Ag2r).
Si tratta di atleti senza velleità di
classifica, e quindi il loro vantaggio assume proporzioni interessanti.
Bookwalter è il primo a cedere, mentre Montaguti molla sulla salita
finale, pur con la soddisfazione della maglia verde di miglior scalatore. Nella
volata a due Roy parte troppo lungo e consegna su un piatto d’argento la
vittoria a Kangert, fin qui vincitore solamente di tre corse minori.
Dall’altro
lato, i migliori della generale, con la bagarre accesa già sul secondo GPM hors
categorie (il Glaubenberg, a 45 km dal traguardo) dal basco Mikel Nieve; Fränk
Schleck risponde prontamente e poi resta solo, arrivando a guadagnare quasi un
minuto allo scollinamento sul gruppetto dei migliori. Tuttavia, le tirate di un
encomiabile Valverde, gregario di lusso per Rui Costa, portano il
lussemburghese a desistere nel tratto di pianura successivo. Ripreso Schleck,
scatta l’olandese Steven Kruijswijk, ottavo nella generale ad un minuto dal
portoghese, assieme ad altri tre atleti; ancora una volta Valverde fa tutto da
solo, per esaurire il suo incredibile lavoro sull’ascesa finale di Sörenberg
che di fatto spiana ai 3 km dal traguardo. Il vantaggio dell’olandese è di una
manciata di secondi, e nessun altro ha le forze per provarci sulla rampa
conclusiva; Rui Costa può così festeggiare la sua bella vittoria in
questo Giro di Svizzera, tredicesimo successo di una carriera che può dargli
ancora tanto, considerando i suoi 26 anni. Sul podio anche Schleck e
Leipheimer; il trentaduenne della RadioShack ha quantomeno tentato di scalfire
la leadership del portoghese con un’azione tatticamente sfortunata, a
differenza dello statunitense. Sicuramente Rui Costa deve però cedere una
certa parte del merito ad Alejandro Valverde che, nell’inusuale versione di
gregario, ha contribuito in modo davvero importante al suo trionfo.
Marco
Regazzoni
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