Si concludono con un po’ di amarezza in bocca per i colori
italiani i Mondiali di atletica indoor di Istanbul. L’unica medaglia è stata
quella di Antonietta Di Martino, argento nel salto in alto, ma vanno segnalati
molti piazzamenti positivi che fanno ben sperare in vista di Londra.
Partiamo dalla finale del salto triplo, che vedeva impegnati
i due azzurri Fabrizio Donato e Daniele Greco. Il primo parte alla grande,
saltando subito 17.28 e portandosi in zona podio, ma dopo la terza prova (nulla)
si infortuna ai flessori della gamba destra ed è costretto a sedersi e ad assistere
inerme alla gioia dell’americano Taylor (17.63), che conquista l’oro. Donato
scivola poi al quarto posto e viene eguagliato dal compagno Greco, il quale
raggiunge i 17.28 (primato personale) e si piazza in quinta posizione.
Rammaricato il laziale: ”Credo di essere arrivato a Istanbul
nella miglior condizione della mia vita: non voglio esagerare, ma avrei potuto
saltare almeno mezzo metro in più di quanto ho fatto. Il 17,28 che ho ottenuto,
letteralmente senza saltare, ne è la riprova netta. Purtroppo, nel terzo salto,
al momento dello stacco, ho sentito il classico dolore dello stiramento dietro
la coscia. Non c’era più niente da fare. Il rammarico è forte, perché la
medaglia, visto come si erano messe le cose, era scontata. Il russo ha trovato
il salto della vita, e tutto è cambiato”. Deluso anche Daniele Greco, che
esprime il suo sostegno nei confronti del compagno di squadra: “Potevo andare
a medaglia, anche se avrei preferito arrivare quarto, ma con Fabrizio
regolarmente al terzo posto. Purtroppo non sono riuscito a trovare subito il
ritmo giusto, anche perché in qualificazione ho preso una brutta botta al
piede, che il grande Abbruzzese ha risolto in
tempo. Il quinto salto, un nullo di pochi centimetri, era veramente lungo: che
rabbia! Ma a conti fatti sono contento: mi sono stabilizzato tecnicamente anche
grazie al lavoro che stiamo facendo, soprattutto nella forza, con il mio
allenatore Raimondo Orsini, nel bell’ambiente del centro di Castel Fusano, dove
ci sono Fabrizio e il coach Roberto Pericoli. Ora la stagione estiva:
l’Olimpiade, certo, ma direi soprattutto gli Europei, dove si possono trovare
spazi che a Londra certamente saranno ridotti”.
Risultato convincente anche per Emanuele Abate, che conclude
sesto la finale dei 60 hs in 7.63, mentre Paolo Dal Molin aveva salutato la
gara in semifinale, terminata in 7.92 al settimo posto. Stessa sorte, infine,
anche per Audrey Alloh, eliminata ad un passo dalla gara decisiva dei 60m con
il tempo di 7.38.
Francesco Caligaris
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