martedì 24 gennaio 2012

Calcio: perché le società italiane non puntano sui giovani azzurri?

        

Siamo arrivati al giro di boa del nostro campionato e questa prima parte di stagione è stata un 'ottima vetrina per alcuni giovani calciatori, che hanno cominciato a farsi le ossa nel calcio che conta. Ragazzi dal grande talento, che sono il futuro del nostro calcio e che, un domani, potrebbero diventare le colonne della nostra nazionale.
I nomi si sprecano: da quelli più famosi come El Shaarawi o Destro a quelli meno conosciuti, ma non per questo meno bravi, come Sampirisi o Viviani.
Una ricerca sui maggiori campionati europei mostra come la SerieA italiana sia il campionato più "vecchio" e come le nostre tre squadre di Champions siano tra le prime cinque per anzianità. Crescere e maturare per un giovane, soprattutto se è italiano, nel nostro Paese è sempre stato difficile, anche perchè molte società, condizionate anche dal parere e volere dei tifosi, vogliono ottenere tutto e subito.
Purtroppo questo è tipico della mentalità italiana, di un popolo calcistico che non riesce a valutare l'importanza di far crescere ragazzi dalla primavera, che non farebbero spendere milioni alle società per andare a comprare uno straniero, che quasi sempre, poi, risulta un acquisto sbagliato o strapagato. Citare l'esempio del Barcellona e della sua cantera è troppo semplice, ma basta ricordare come lo United prese un certo Rooney e lo rese titolare a soli 19 anni o come il Borussia Dortmund sia diventato campione di Germania lo scorso anno, facendo giocare ragazzi del calibro di Gotze ed Hummels, che hanno già un posto fisso in nazionale.
Da noi, ora, qualcosa si sta muovendo e anche la Federazione, nella figura di Demetrio Albertini, ha posto il problema e ha cercato di dare alcune soluzioni, come quella di far giocare nella nostra cadetteria le cosiddette squadreB, composte da soli under23. Solo un'idea, ma è già qualcosa rispetto all'immobilismo del passato.

I massimi dirigenti possono però solo proporre, ma chi davvero comanda sul destino dei giovani calciatori azzurri sono le società: sono loro l'ago della bilancia nel far crescere i talenti nostrani e farli conoscere al grande calcio. Meritano grandi complimenti società come l'Atalanta, che ha fatto del suo settore giovanile una risorsa primaria del suo successo e dei suoi risultati e che ha sempre puntato sulla valorizzazione del talento di numerosi ragazzi. Nell'undici titolare nerazzurro troviamo i vari Bonaventura, Padoin, Peluso e Schelotto (italo-argentino), senza dimenticare il talento cristallino di Manolo Gabbiadini, già corteggiato dalle più grandi squadre d'Europa, una su tutte il Manchester United. Anche l'Udinese fa della cultura dei giovani un suo grande motivo di vanto: la maggior parte sono stranieri, ma è anche vero che alcuni ragazzi come Angella e Fabbrini sono nell'orbita bianconera da molto tempo.
Al contrario ci sono società come Cagliari e Catania che continuano a comprare stranieri su stranieri e lasciano partire i loro migliori prospetti: emblematico il caso dei sardi, che combattono con mille problemi in attacco e che hanno comprato i vari El Kabir, Larrivey, Thiago Ribeiro, lasciando partire gente come Sau o Cocco, che sono in testa o nelle prime posizioni nella classifica marcatori in SerieB.

Le big del nostro calcio meritano un discorso a parte, anche se con delle differenze sostanziali tra loro. Si passa da una Roma con un progetto che vede anche la partecipazioni di alcuni giovani italiani come Borini e Viviani, a società come Milan ed Inter che hanno sempre grande difficoltà e timore a puntare su dei ragazzi ai primi passi nel calcio che conta. 
Nella società di via Turati c'è grande stima per Stephan El Shaarawi e lo considerano tutti, compreso mister Allegri, un talento naturale e allora la domanda viene spontanea: perché prendere uno tra Tevez o Maxi Lopez e non poter far esplodere definitivamente la carriera del piccolo faraone? Perché spendere 30 milioni per un giocatore fortissimo come l'Apache argentino, che tuttava non gioca da 4 mesi, e non voler mettere all'opera le qualità dell'ex fantasista del Padova? Domande legittime viste le ultime prestazioni del numero 92 rossonero.
Un mistero anche la scelta dei nerazzurri di prendere Jonathan dal Brasile, considerato il nuovo Maicon, e di non scommettere su Faraoni, che alla fine si è dimostrato superiore rispetto al terzino verde-oro. Milioni spesi male, ma la lezione non sembra essere servita ai dirigenti nerazzurri, che hanno appena acquistato il giovane centrale brasiliano Juan quando in rosa avevano un ragazzo talentuoso come Caldirola. 

Di ragazzi con talento in questo articolo ne sono stati citati molti, ma ce ne sono ancora tanti che meritano questa ultima piccola parentesi: Marrone della Juventus potrebbe essere il centrocampista che serve a Conte, Destro sarebbe l'attaccante ideale per molte piazze che cercano una scossa per tornare in alto come Fiorentina e Palermo, Insigne ed Immobile, entrambi del Pescara, una coppia d'oro che farebbe la fortuna di molte squadre che lottano per non retrocedere. 
Tanti giovani calciatori che aspettano la chiamata giusta per diventare i campioni del futuro.

Andrea Ziglio

1 commento:

  1. Mettere sullo stesso piano Cagliari e Catania non mi sembra giusto. Negli ultimi 5 anni il Cagliari ha lanciato tanti giovani giocatori italiani e sta continuando a farlo. Matri, Astori, Biondini, Marchetti, Canini, Pepe sono i più importanti. Otto degli undici titolari sono italiani.

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