mercoledì 18 gennaio 2012
Pittin, storia di un predestinato
Come saprete, da sempre mi stanno molto a cuore i destini dell'Italia sportiva.
All'inizio del 2007, guardando una gara di combinata nordica, feci una constatazione: nella storia degli sport invernali il Bel Paese aveva vinto in tutte le discipline della neve, salvo che in quella dove bisogna saper coniugare salto e sci di fondo, ovvero leggerezza e resistenza. Perché, mi chiedevo? Perché siamo così lontani dal vertice? Erano infatti i tempi di Jochen Strobl, quando cioè già entrare in zona punti (tra i primi 30) appariva un successo. L'altoatesino è stato sicuramente un ottimo atleta, avendo conseguito per due volte un nono posto in Coppa del Mondo, ma per lui il vertice era lontano. Così come il primo gradino del podio è sempre stato una chimera per l'Italia, sfiorato solo da Andrea Longo il 14-1-1997, quando fu secondo in Val di Fiemme.
Tornando a quell'episodio del 2007, serbai quel pensiero dentro di me per diversi mesi. Riflettevo sul fatto che nel nostro Paese, se avessi chiesto a 100 persone quante di loro conoscevano la combinata nordica, nella migliore delle ipotesi forse una sola di loro avrebbe risposto affermativamente. Serviva l'avvento di un Messia, di un atleta che per la prima volta cominciasse a vincere e far parlare di sé e di questo sport dalle antiche tradizioni. Sognavo che ciò avvenisse ed, in cuor mio, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto (come lo penso per la pallamano, ma questa è un'altra storia).
Un paio di mesi dopo, nel marzo 2007, si disputarono i Mondiali juniores di combinata nordica a Tarvisio ed un ragazzino semi-sconosciuto (che aveva comunque già partecipato alle Olimpiadi di Torino 2006 finendo 46mo) di nome Alessandro Pittin, appena 17enne, arrivò 11mo nella gundersen e 14mo nella sprint. In me si accese la speranza: "Che sia lui il predestinato?". Avendo io ed Alessandro appena 3 anni di differenza, lo contattai senza problemi su Facebook. Entrai in contatto con un ragazzo umile, ma ben determinato a raggiungere i propri obiettivi. "Riuscirai a vincere in Coppa del Mondo un giorno?", chiesi. "Farò di tutto per riuscirci", rispose.
Credevo in queste parole e sentivo che questo ragazzo aveva qualcosa di speciale. Percepivo che il vento stava cambiando e che presto la combinata nordica avrebbe cominciato a diffondersi nella cultura italica collettiva.
L'anno dopo Pittin migliorò a vista d'occhio: salì per due volte sul podio in due gare Fis e debuttò in Coppa del Mondo a Ramsau il 15-12-2007, sfiorando subito la zona punti con un incredibile 33mo posto. Nel febbraio del 2008, poi, il giovane di Cercivento si laureava campione del mondo juniores nella rassegna iridata di Pragelato: si trattava, in assoluto, del primo successo di sempre per l'Italia in questo sport, dunque a suo modo storico, anche se ottenuto in una competizione giovanile. Qualche giorno dopo chiesi all'astro nascente tricolore se si sentisse pronto per gareggiare stabilmente in Coppa del Mondo e lui rispose: "Io penso di sì, il prossimo anno spero di poter competere e raccogliere qualche piazzamento in zona punti".
L'anno dopo, in effetti, i primi punti arrivarono davvero nel dicembre 2008 con il 23mo posto a Seefeld, ma fu nel primo week-end del 2009 che Pittin lasciò intravedere i primi sprazzi di classe autentica, agguantando una nona ed una decima piazza a Schonach, in Germania. Ero incredulo e pieno di giubilo. Nel giro di un biennio le prospettive erano cambiate. Se prima si doveva festeggiare per un italiano tra i 20 nella combinata nordica, ora, per la prima volta, ero sicuro che prima o poi si sarebbe potuto addirittura lottare per il podio: era solo questione di tempo. In effetti Alessandro vi andò molto vicino già ai Mondiali di Liberec 2009, quando fu sesto nella prova gundersen HS 134/10 km, competizione in cui dimostrò qualità da campione vero, che riesce ad esprimersi al meglio proprio nei grandi eventi.
La stagione successiva fu quella della svolta. Il primo podio in carriera arrivò con un terzo posto a Ramsau il 19-12-2009. Provai una gioia infinita nel vedere finalmente un italiano sul podio nella combinata nordica, anche perché ai tempi di Longo ero ancora un bambino: era il segno che l'Italia, finalmente, era diventata grande anche in questa disciplina così complessa.
L'apoteosi, poi, fu rappresentata dal bronzo olimpico di Vancouver 2010, naturalmente la prima medaglia per il Bel Paese in questo sport. Pittin aveva realizzato il sogno suo e di tutti gli appassionati, agguantando un risultato straordinario ed inimmaginabile solo un biennio prima.
L'anno successivo, invece, è stato quello più difficile per il giovane carnico, che ha incontrato numerose difficoltà nel salto e non è riuscito a confermare i risultati della stagione precedente. Sapevo, tuttavia, che il vero Pittin era un altro e che presto sarebbe tornato a volare.
Gli ultimi risultati, poi, sono storia recente: dai tre podi conquistati nel mese di dicembre, fino alle 3 magnifiche vittorie ottenute lo scorso fine settimana a Chaux-Neuve. Sì, ora l'Italia può affermare con orgoglio di aver vinto almeno una volta in tutte le discipline sulla neve. Ora, quando domanderemo a persone comuni cosa sia la combinata nordica, ci sapranno rispondere. Ora, alle spalle di un fuoriclasse che può segnare un'epoca, sta crescendo una squadra fortissima, che lascia presagire a breve anche una staffetta in grado di ambire al podio. Ora il Bel Paese, da Cenerentola di questa disciplina, sogna addirittura la sfera di cristallo. Il merito di tutto questo è di un immenso Pittin.
Grazie Alessandro!
Federico Militello
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