venerdì 24 febbraio 2012
Adesso non dimentichiamoci dell'hockey sul prato italiano
Il sogno olimpico è sfumato, ma da Nuova Dehli inizia il futuro, una nuova era per l'hockey sul prato italiano.
La nazionale femminile mai come in questa circostanza è apparsa davvero vicina all'obiettivo a Cinque Cerchi. 4 anni fa il sogno sfumò nella finalissima contro la Corea del Sud (persa per 5-0), ma quella era un'autentica corazzata, mentre questa volta India e Sud Africa, come dimostrato sul campo, costituivano delle avversarie sostanzialmente sullo stesso livello delle azzurre, con l'unico vantaggio di possedere un'esperienza maggiore. Quello della selezione tricolore, infatti, è un gruppo giovanissimo, con sole 4 over30 (Roberta Lilliu, Agata Wybieralska, Maria Victoria Baetti e Macarena Ronsisvalli) e tutte le altre atlete sotto i 25 anni. Alcune, addirittura, sono nate nel 1994, come le gemelle Elisabetta e Giulia Pacella e la siciliana Dalila Mirabella.
Proprio per questo, sebbene la sconfitta odierna lasci l'amaro in bocca, l'esperienza asiatica deve rappresentare solo la prima pietra di un progetto Rio 2016 che deve cominciare oggi stesso.
Nelle ultime settimane si è parlato tanto di hockey, con le ragazze del ct Fernando Ferrara che hanno attirato l'interesse di appassionati e profani a suon di risultati. Una celebrità insolita per il nostro hockey, che, a mio modo di vedere, è necessario invece che diventi una sana abitudine. L'invito che rivolgo a tutti gli sportivi, dunque, è quello di continuare a seguire e sostenere queste ragazze anche nei prossimi mesi, perché il loro impegno, i loro sacrifici, la loro passione, meritano rispetto e grandissima considerazione. Non esistono solo le Olimpiadi, ma anche tante altre competizioni dal grande prestigio internazionale, in cui le azzurre si cimenteranno sempre per tenere alto l'onore della nostra Bandiera.
Un altro invito, poi, va alla Federazione ed ai club. In questi anni abbiamo visto che questa squadra ha le qualità ed i valori morali giusti per giocarsela con chiunque. Per sognare in grande, che significa non solo ambire alla qualificazione olimpica, ma anche a vincere delle medaglie, è fondamentale però intraprendere sin da ora un'ulteriore svolta radicale. Per emergere è necessario confrontarsi continuamente ad alti livelli, possibilmente con formazioni di rango superiore. Questo è avvenuto nell'ultimo mese prima del torneo di Nuova Dehli, quando abbiamo affrontato Argentina e Germania. Tuttavia ciò non basta e non può bastare. La nazionale, infatti, deve essere attiva nell'arco di tutto l'anno, con raduni frequenti (allargati anche alle nuove leve), stage all'estero e partite amichevoli 'ufficiali', valide cioè per il ranking internazionale. Dagli Europei dello scorso anno, invece, le azzurre si sono radunate solo ad inizio gennaio per la trasferta di preparazione in Sud America. Naturalmente vi sono da tutelare anche le esigenze dei club, ma questi devono organizzarsi ed entrare in totale simbiosi con la nazionale, poiché dai suoi risultati dipende al 90% la crescita del movimento.
L'auspicio, dunque, è che non rivedremo in campo le azzurre solamente in occasione degli Europei (II Divisione) dell'estate 2013, ma che nel frattempo la squadra possa continuare a misurarsi in test match di qualità, cementando ulteriormente l'intesa e sperimentando nuove soluzioni di gioco.
L'ultima considerazione, invece, riguarda le giocatrici nate all'estero che militano nella nostra nazionale. E' risaputo che molte persone non gradiscono soluzioni di tale genere, ma queste ragazze sono da considerare italiane al 100%, totalmente devote al tricolore ed all'obiettivo comune di far crescere questo sport nel Bel Paese. La maglia azzurra unisce e non divide. E' indubbio, poi, che giocatrici come Alessia Padalino, Giuliana Ruggieri, Aldana Lovagnini, Ana Laura Bertarini e Magdalena Casale Gonzales aumentano, e non di poco, il potenziale della formazione tricolore e costituiranno una preziosissima risorsa anche nell'immediato futuro.
Per quanto riguarda i vivai, infine, la Federazione sta lavorando nel migliore dei modi, monitorando la crescita delle nuove leve sin dalla più tenera età ed organizzando numerosi raduni giovanili in cui far maturare e progredire i talenti del domani.
Dall'India, dunque, torniamo delusi e francamente amareggiati per un sogno sfumato proprio sul più bello, ma la consapevolezza è che la lunga rincorsa al vertice dell'hockey sul prato italiano cominci proprio da qui. La caccia alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 inizia oggi.
Federico Militello
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