giovedì 23 febbraio 2012

“NBA Dream”: è tornato Dwyane Wade. Rinasce Belinelli



I Miami Heat, dopo un periodo altalenante privo di effettiva continuità persino nel gioco oltre che nei risultati, salutano il tanto atteso ritorno sul parquet del capitano D-Wade (fuori per infortunio per numerosi incontri), subito dominatore della sua squadra nell’impressionante serie positiva di 7 partite, nelle quali per ben 5 volte è stato il miglior realizzatore della compagine della Florida. Ora la coppia Wade-James (oltre 50 punti in due) inizia davvero ad intimidire qualsiasi avversario e ad apparire in grado di scardinare qualsiasi difesa, solida o meno che sia. A Pat Riley adesso il compito di fornire al quintetto un vero e proprio centro, poiché la rotazione in suddetto ruolo dei vari Anthony, Haslem e Bosh (per quanto efficace in gara) potrebbe essere ancora una volta insufficiente a limitare giocatori del calibro di Howard, Bynum e Chandler (colui che fece pesare grandemente la mancanza di un vero pivot nelle Finals).


Se Miami è la neo dominatrice della Eastern Conference (quasi 80% di partite vinte nella stagione regolare ad oggi), l’ovest appare indiscutibilmente dominato dal giovane e solido gruppo dei Thunders di coach Brooks. Il duo Durant-Westbrook è giunto ormai a prestazioni innaturali, con entrambi i giocatori dominanti in più parti del parquet grazie alla loro fisicità e dunque tanto pericolosi spalle al canestro quanto dai tentativi perimetrali. Supportati dalla solidità sotto le plance della coppia Ibaka-Perkins e dal precedente sesto uomo dell’anno James Harden, i due sembrano disporre del carisma necessario a trascinare la compagine dell’Oklahoma a risultati molto più importanti di quelli ottenuti in precedenza.

E’ crisi nera ormai per i Denver Nugget e per i Toronto Raptor, privi dei loro più importanti giocatori italiani da diverse gare. L’assenza di Danilo Gallinari (e del brasiliano Nenè) ha sconvolto e confuso le dinamiche di gioco di coach Karl, fondate sulla presenza nel pitturato della massa del brasiliano e sulla versatilità dell’ala grande ex-Olimpia, temibile sia nei pressi del canestro che lontano da esso. La compagine del Colorado attraversa un periodo difficile, in netto contrasto con le belle prove dimostrate ad inizio stagione (3-7 il rapporto vittorie-sconfitte nelle ultime dieci uscite nella regular season). Ora persino l’ottava piazza play-off sembra allontanarsi (malgrado la condivisione con Portland), con il rivelarsi di nuove forze nella Conference quali Rockets e Grizzlies, prepotentemente vittoriose recentemente.
Attraversa un momento difficile (non una sorpresa in questo caso) anche l’unica squadra canadese della lega, ovvero i Raptors del pivot italiano Andrea Bargnani, amaramente costretto a stare da parte nell’All Star Game di Orlando, dove sicuramente avrebbe guadagnato un posto per lo meno nel quintetto dei riservisti. “Il Mago” era la bandiera della squadra, colui che finalizzava ottimamente il gioco distribuendo al contempo palloni per i compagni e colui il quale aveva l’oneroso compito di scardinare le difese avversarie, aiutato dalle sue molte qualità tecniche otre che fisiche. Privi del motore del gioco i vari Calderon, Barbosa e DeRozan non sembrano essere in grado di dare continuità al proprio gioco e prova ne è il poco lusinghiero 3-7 nelle recenti partite.
Unica nota positiva per il basket nostrano d’oltreoceano è la rinascita cestistica di Marco Belinelli, tornato ad essere un temuto cecchino come nella passata stagione regolare, in comunione con un crescendo complessivo dei New Orleans Hornet. La presenza di Kaman ha mutato radicalmente l’attacco della compagine della Louisiana, malgrado il merito delle recenti buone prestazioni debba vertere anche sulle scelte tattiche di coach Williams, il quale ha deciso di avvicendare Vazquez e Jack nel ruolo di regista del gioco, poiché quest’ultimo non sembrava in grado di coinvolgere i compagni per l’intera durata di un match NBA.

Filippo Caiuli

Nessun commento:

Posta un commento