venerdì 4 maggio 2012
Hockey ghiaccio: poca Italia, troppa Germania
Fino a qualche anno fa la Germania rappresentava un avversario alla portata per la nazionale italiana di hockey sul ghiaccio. Per fare un esempio, alle Olimpiadi di Torino 2006 il match con i teutonici finì in parità. Da allora il quadro è notevolmente mutato. Da una parte l'hockey tedesco si è reso artefice di una crescita esponenziale: il quarto posto iridato dello scorso anno costituisce solo la ciliegina sulla torta di un movimento che ha fatto passi da gigante, investendo pesantemente sul settore giovanile e con un campionato, la Bundesliga, che è diventato tra più seguiti e prestigiosi d'Europa; dall'altro, invece, l'Italia continua a coltivare placida il suo orticello. Da noi il campionato è sempre ristretto prevalentemente alle squadre dell'Alto-Adige e del Veneto (anche se dal prossimo anno in A1 ci sarà anche Milano); qualche giovane di talento viene anche sfornato, tuttavia spesso vede frenata la propria crescita dagli stranieri. Infine occorre ricordare come il livello del nostro torneo sia enormemente inferiore a quelli stranieri. Lo slittamento dell'ingresso di Milano nella Khl (il campionato russo) di certo non aiuta: sarebbe potuta essere la svolta per rilanciare uno sport che, al momento, vede l'Italia barcamenarsi tra Inferno e Purgatorio sullo scenario internazionale.
Nel debutto odierno contro la Germania, sin dall'inizio la selezione tricolore ha fornito un'idea di inferiorità e, soprattutto, trasmesso la consapevolezza che non avrebbe potuto vincere in alcun modo. Alla fine il 3-0 per i teutonici è un risultato giusto e che non ammette repliche.
Palese il divario tecnico tra le due compagini, con l'Italia che paga un dazio elevatissimo in primis in una minor velocità rispetto agli avversari ed in secondo luogo nell'incapacità di rendersi pericolosa in zona-gol.
Il solo Daniel Bellissimo, autore di ben 43 parate quest'oggi, non può bastare.
Insomma, conquistare la salvezza resta un obiettivo veramente molto difficile e le prossime sfide con Danimarca (domenica alle 12.15), Lettonia e Norvegia saranno cruciali in tal senso.
Federico Militello
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Purtroppo è la solita storia degli sport di squadra: a fronte di una normativa europea "nemica" dello sport si ricorre alla scorciatoia degli stranieri in massa. Col duplice risultato, da un lato, di umiliare i settori giovanili e, dall'altro, di svilire anno dopo anno il livello tecnico, restando comunque poco competitivi a livello internazionale.
RispondiEliminaVecchia storia; ormai gli unici sport che tentano di reagire sono la pallanuoto e la pallavolo. Agli altri (calcio e basket in primis, via via gli altri) interessa poco o nulla. Peggio per loro, quest'atteggiamento fa solo perdere progressivamente interesse da parte del pubblico.
Personalmente poi il ricorso sfrenato agli stranieri, negli sport dilettantistici, mi irrita ancora di più!
Ciao
Gabriele
Purtroppo le cose peggioreranno ancor di più! Le limitazioni agli stranieri previste da pallanuoto, pallavolo e pallamano, infatti, sono state ritenute illegittime dalla Corte Europea, secondo la quale anche nello sport deve vigere la libera circolazione dei lavoratori. A questo punto tutti sono liberi di creare squadre anche interamente composte di stranieri. Di questo passo l'Italia sparirà.
RispondiEliminaA presto!